La regione Emilia-Romagna è sede di grandi aziende specializzate nelle colture cerealicole ed ortofrutticole, con una produzione nel 2017 pari a circa 2 milioni di tonnellate per i prodotti cerealicoli e di circa 4 milioni di tonnellate per il settore ortofrutticolo (Il sistema agro-alimentare dell’Emilia-Romagna. Rapporto 2017). Di conseguenza, l’industria della trasformazione si vede costretta alla gestione di elevate quantità di scarti, che possono arrivare a circa il 23-27 % dell’output di un impianto di trasformazione di cereali, e variare tra il 2-36 % a seconda della materia prima per il settore ortofrutticolo, determinando un notevole incremento dei costi. Questi scarti sono rappresentati dalle frazioni esterne del cereale e da bucce, semi e materiale fibroso per quanto riguarda l’ortofrutticolo, che possono essere destinati all’alimentazione animale, secondo le normative previste nel Dlgs. 360/99 . Sebbene queste frazioni abbiano ancora un elevato valore nutrizionale, il loro impiego come ingredienti in alcune preparazioni alimentari può avere un impatto negativo sulle caratteristiche sensoriali e qualitative del prodotto finito. La fermentazione lattica può migliorare gli aspetti qualitativi di questi prodotti:1) mediante la formulazione di un nuovo prodotto con il totale recupero della matrice scartata (zero waste) e 2) attraverso l’uso degli scarti come substrato per la produzione di ingredienti ad alto valore aggiunto.
Il progetto FERVeRE mira al miglioramento della sostenibilità ed alla competitività delle industrie agro-alimentari, convertendo sottoprodotti e scarti derivanti dal processo in risorse di maggior valore attraverso l’impiego della fermentazione lattica. Finora, la fermentazione è stata utilizzata come strumento di trasformazione di alcune materie prime in prodotti di maggior valore economico e con diverse caratteristiche organolettiche (pane, vino, formaggio, etc.). L’innovazione del progetto è quella di applicare una tecnica tradizionale come la fermentazione a sottoprodotti e scarti del settore primario del territorio, che usualmente non vengono utilizzati per il consumo alimentare umano, dandogli un nuovo valore. Il progetto FERVeRE mira ad ottenere, per i sottoprodotti di origine vegetale, l’aumento di composti benefici per la salute con il contemporaneo abbattimento di composti anti-nutrienti, insieme ad un miglioramento del profilo sensoriale. Per quanto riguarda gli scarti agroalimentari, invece, è possibile utilizzarli come substrato per la crescita di microrganismi che possiedono la capacità di produrre molecole e composti di origine naturale, che suscitano grande interesse nell’industria alimentare, farmaceutica, chimica. Grazie allo studio approfondito di diversi batteri lattici e alla loro elevata biodiversità, è possibile selezionare i microrganismi più adatti a queste fermentazioni innovative. I nuovi prodotti, risultanti da questo processo, possono rientrare nella filiera agroalimentare con caratteristiche diverse, acquisendo nuovo valore sia in termini economici che nutrizionali, promuovendo uno stile di vita più sano e un sistema di economia circolare.