Abbiamo scelto il nome viola in onore a Franca Viola (la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore dopo una violenza sessuale subita nel 1965) e perché la viola è il fiore degli innamorati: di quell’amore che la gran parte parte degli uomini professa ma deturpa quando esprime violenza fisica e mentale verso una donna.
Cosa farebbero le donne vittime di violenza se avessero un luogo sicuro dove rifugiarsi?
L’idea è quella di accogliere, in breve e media durata, donne che segnalano violenze e che, con grande coraggio, decidono di staccarsi da un nucleo familiare malsano. Il periodo di permanenza sarebbe supportato da un team esperto composto da: psicologi, avvocati ed educatori sociali. Crediamo che questa combinazione di figure professionali possa aiutare anche i loro figli nell’ affrontare, psicologicamente e legalmente, le violenze subite. Che Viola possa essere per loro un trampolino di lancio verso la libertà. Il progetto non comprende “solo” di ospitare queste donne ma incidere fortemente sulla società attraverso collaborazioni con aziende del territorio, associazioni rivolte alla dignità delle persone, canili, volontari che mettono a disposizione il loro talento e le loro abilità.
Zona di apertura e caratteristiche posto ospitante: riteniamo sia opportuno posizionare la sede nell’area limitrofa al centro di Parma o in zone periferiche facilmente raggiungibili anche tramite mezzi pubblici.
Il posto sarà simile ad “una fattoria sociale” in quanto prevediamo numerose attività per auto sostenerci.
Ecco di cosa abbiamo bisogno:
una cucina comune (utilizzabile anche per la creazione di prodotti gastronomici vendibili sul mercato e per effettuare corsi di cucina aperti al pubblico), una grande sala (adattabile anche ad eventi, conferenze e corsi accessibili al pubblico), sala giochi per bambini e biblioteca, almeno due bagni, almeno tre camere da letto molto ampie, un giardino (per attività ludiche ed iniziative didattiche) terreno coltivabile.

Rozarta Vogli: ho 25 anni e studio Farmacia all’Università di Parma. Sono cresciuta in una società estremamente maschilista e violenta e la vita ha spesso scombinato i miei piani, ma una cosa è rimasta invariata: la voglia di indurre un cambiamento e di partecipare alla creazione di un futuro migliore per la nostra società. Ho diverse esperienze nell’ ambito del volontariato (Caritas; Mensa della fraternità; Assistenza Pubblica di Traversetolo “Croce Azzurra”).

Debora Torchia: ho 26 anni. Data la mia inclinazione per lo sviluppo sociale ho conseguito una Laurea in Scienze Politiche ed una in International Business. Da marzo 2018 gestisco un mio centro studi per aiutare i ragazzi e gli adulti nel conseguire gli studi di scuola secondaria ed universitari.

Vilson Vogli: ho 23 anni e faccio il tornitore meccanico. Sono cresciuto con due grandi donne al mio fianco (mia mamma e mia sorella Rozarta Vogli). Sarò molto fiero di effettuare piccoli lavori di manutenzione nella struttura.

Dichiarazione universale dei diritti umani: Articolo 22 “Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.”
Le donne vittime di violenza tra le mura domestiche sono molteplici. Attualmente, sul territorio, sono poche o quasi nulle le realtà che riescono a garantire una stabilità e sicurezza immediata. Le donne sono le nostra fondamenta e dovremmo ringraziale in quanto sono loro che ci regalano la vita. Ogni donna è un pilastro per ogni società e noi crediamo fortemente nel loro potenziale.
Il nostro progetto prevede un piano per preservare la loro stabilità, iniziative improntate al superamento del trauma e molteplici opportunità per ripartire verso una nuova vita. Una donna libera è felice, ama e rispetta se stessa e non stringerà mai più un patto con la paura e la sottomissione. E’ la paura di non essere all’altezza, di non farcela da sole, a rendere sopportabili anche le atrocità peggiori tra mura domestiche (che somigliano più ad una prigione che ad un nido d’amore). L’amore deve essere un sostegno e voglia di costruire qualcosa insieme. Il progetto Viola riporta l’Amore con la A maiuscola, nella vita di queste persone sotto forma di educazione e fiducia.

“Quando tutto il mondo tace, anche una sola voce diventa potente.” M. Yousafzai

Il progetto, come già descritto, prevede un più ampio raggio di inclusione e quindi maggiore beneficio per il territorio e la popolazione. Il cambiamento sarà mentale in quanto andrà a creare un impatto sulla coscienza sociale. Sensibilizzare il territorio riguardo tematiche così forti creerà maggiore senso di responsabilità nei cittadini, maggiore attenzione verso i componenti della stessa società.

Il cambiamento psicologico interesserà soprattutto le donne maltrattate ed i loro bambini che daranno una svolta alla loro vita sfuggendo dall’oppressione e dalla violenza. Diventeranno cittadini con una nuova identità ed una nuova coscienza.

Il progetto coinvolgerà tanti volontari, altre associazioni ed aziende e questo porterà indubbiamente ad ampliare il vortice virtuoso della nostra realtà sociale.

Il cambiamento atteso non è immediato ma è visto in ottica di lunga durata. In ottica di collaborazione speriamo che Parma diventi un possibile esempio di supporto a questa tematica e che il nostro progetto possa coinvolgere anche altre città emiliane ed italiane.