Virginia Volterra nel suo libro “La lingua dei segni italiana. La comunicazione visivo-gestuale dei sordi” (1987, ried. 2004) scriveva: “in molte situazioni l’uso esclusivo della lingua vocale può diventare per i sordi un terribile fattore di emarginazione, mentre la lingua dei segni può e deve diventare uno strumento d’integrazione”. Il nostro gruppo sposa quest’idea fin dall’inizio della formazione in quest’ambito. Il nostro progetto nasce, quindi, dall’idea di co-costruire, insieme ai destinatari del progetto, uno spazio condiviso, quale può essere una ludoteca, che veda come personaggi attivi e partecipi bambini sordi e udenti, con difficoltà comunicative e non, in un percorso di crescita, scambio e condivisione bidirezionali. Si cercherà quindi di gettare le basi per lo sviluppo di un’educazione bimodale (visivo-gestuale e acustico-vocale) e bilingue (LIS e italiano) che coinvolga bambini sordi e udenti in egual misura e senza alcuna distinzione e che tale esperienza possa avere ricadute estremamente consistenti e concrete anche sulle capacità relazionali dei bambini. La ricerca scientifica in merito ha mostrato gli effetti positivi, a breve e lungo termine, di un’educazione bimodale evidenziando la valenza dell’uso della LIS, anche al di fuori della sordità, sia in ambito riabilitativo che in ambito di comunità tra pari. La nostra ipotesi è che l’utilizzo della LIS possa favorire l’interazione tra pari, veicolare l’uso della lingua vocale in bambini con difficoltà di tipo espressivo-comunicativo, favorire un momento di gioco e di interazione dei bambini con i genitori, sperimentando un nuovo modo di comunicare e giocare. L’obiettivo primario del progetto sarà quello di accrescere le competenze comunicative e acquisirne di nuove attraverso, in primis, l’apprendimento e l’utilizzo della Lingua dei Segni Italiana che faciliterà l’interazione dei bambini che parteciperanno alle attività svolte in ludoteca.

Siamo 4 giovani professioniste: Claudia Lorena Piedrahita, logopedista e tecnica di Lingua dei Segni; Giorgia Colopi, psicologa e tecnica di Lingua dei Segni; Serena Riboni, psicologa, psicoterapeuta e interprete in formazione; Gabriella Petrone, psicologa, psicoterapeuta e interprete LIS. Ognuno di noi ha una formazione diversa ma abbiamo 2 punti di convergenza: la conoscenza della Lingua dei Segni Italiana e la condivisione dei destinatari a cui rivolgiamo la nostra pratica professionale. Tutte ci dedichiamo a bambini o adulti con l’obiettivo di migliorare la loro qualità della vita dal punto di vista del benessere psicologico e comunicativo.
Abbiamo deciso di partecipare a ThinkBig per avere la possibilità di rendere spendibili le nostre competenze professionali utilizzandole in un progetto, costruito ad hoc, volto alla promozione della LIS come strumento elettivo d’integrazione che permette alle persone, sorde e non, di interagire bypassando l’ostacolo della vocalità.

Siamo partite da alcune difficoltà riportate dalle persone sorde riscontrate nell’interazione con persone udenti. Una di queste è come le persone udenti fatichino a comprendere l’esistenza di due canali comunicativi differenti, acustico-vocale e visivo-gestuale, e che per i sordi la parte visiva, compresa anche la lettura labiale, è importante per decodificare il messaggio in entrata: parlare senza guardare l’interlocutore ostacola la possibilità di una comunicazione efficace.
I sordi adulti si trovano spesso nella situazione di bilinguismo, con le persone udenti utilizzano sia la lettura labiale sia l’italiano (scritto e parlato), mentre con i sordi usano la LIS. Lo scopo di tale idea progettuale è quello di promuovere il bilinguismo, accogliere e fare interagire, fin da piccoli, bambini sordi e udenti, con difficoltà comunicative e non, con l’obiettivo di facilitare ed incrementare le loro competenze comunicative attraverso l’interazione ed il confronto. Pertanto, potranno beneficiare di questo percorso non solo bambini con difficoltà in tali abilità ma anche chi ha pienamente acquisito tali competenze. Inoltre l’apprendimento della LIS comporta notevoli benefici sulle competenze comunicative: impone di mantenere il contatto oculare, rinforza i processi di percezione e memoria visiva, favorisce la capacità di concentrazione. Per tali motivi, i destinatari del progetto saranno bambini d’età compresa tra i 5 e i 9 anni.

Come già anticipato, l’apprendimento della LIS permette una maggiore integrazione delle persone sorde all’interno della società e dei vari contesti nei quali sono inserite. La LIS permette di evitare l’emarginazione data esclusivamente da difficoltà dal punto di vista comunicativo-linguistico. I vantaggi dell’utilizzo di questa lingua da parte di bambini udenti sono riportati nel progetto di bilinguismo (Istituto Comprensivo di Cossato, Biella): “l’utilizzo della LIS e l’esercizio intenzionale delle facoltà visive e motorie hanno mantenuto aperte, negli udenti, alcune funzioni mentali che negli altri bambini tendono a svanire. In particolare il controllo del movimento e il continuo esercizio del canale visivo hanno un enorme effetto sulla padronanza del proprio schema corporeo e su tutti gli aspetti collegati all’attenzione, influendo in modo determinante su tutti i processi cognitivi del bambino. Infine risultano evidenti i vantaggi educativi generali che derivano da un simile modello di inclusione, sia sul piano della relazione sia sul piano dell’inclusione sociale nei confronti del diverso”. In quest’ottica prevediamo, all’interno del nostro progetto, di facilitare l’interazione tra pari attraverso l’apprendimento della LIS che comporta notevoli benefici rispetto alle competenze comunicative. Nel breve periodo ci aspettiamo di osservare un’interazione tra pari che, una volta bypassata la barriera linguistica, riesca a rafforzarsi e ad essere più efficace utilizzando sia il canale acustico-vocale sia quello visivo-gestuale. I bambini ci mostrano che la comunicazione tra “diversi” è possibile ove i pregiudizi riescano ad essere smorzati e ri-decodificati. Nel lungo periodo ci aspettiamo di poter esser testimoni di un inizio di cambiamento degli stereotipi e dei pregiudizi delle persone udenti nei confronti delle persone sorde, e viceversa, basandosi sull’esperienza che vede protagonisti e testimoni i bambini, destinatari del progetto, in uno spazio condiviso.