“La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, […]”
Italo Calvino, “Le Città Invisibili”, 1993
Così, quasi per caso, percorrendo le vie della città, lo sguardo cade su alcune finestre murate e Nicola, il diversamente-parmigiano, ci chiede qualche informazione in più. Inizia così una ricerca che ci porta a scoprire un mondo invisibile, un tessuto di luoghi ricchi di storie che aspettano di essere lette.
Il progetto riguarda la rigenerazione urbana, sia in termini di spazi, che di persone che ne usufruiscono. “La Città Invisibile” che vogliamo rivelare è costituita da edifici e luoghi all’interno del tessuto urbano ormai abbandonati e in disuso o sconosciuti alla maggior parte dei cittadini.
Allo stesso modo, vivendo quotidianamente l’ambiente cittadino, abbiamo notato la presenza di diverse associazioni “invisibili” tra loro. Un problema comune tra queste realtà attive sul territorio è l’assenza di luoghi in cui identificarsi e costruire legami che creino una solida immagine di riferimento per i cittadini.
“La Città Invisibile” è l’occasione per rigenerare spazi e relazioni, riscoprendo gli uni tramite gli altri.

Siamo tre giovani ragazzi, ci siamo conosciuti ad Arte Migrante, una nuova realtà cittadina che promuove l’integrazione attraverso l’arte. Veniamo da formazioni differenti, ma ci accomuna la curiosità e la creatività.
Violetta Allodi (21.07.1993): “Sono un’antropologa di formazione ed educatrice di fatto. Mi piace immergermi in altre culture e modi di vivere; le esperienze vissute all’estero mi hanno stimolata ad attivarmi nella mia città.”
Giulia Pantò (18.12.1995): “Sono una studentessa di architettura e appassionata di fotografia sociale. Questo percorso ha accresciuto la mia curiosità per il mondo, insegnandomi ad indagare le tracce presenti nello spazio, per poi leggerlo come sistema di luoghi e relazioni.”
Nicola Zanoli (20.08.1990): ” Sono ingegnere meccanico e guida ambientale escursionistica. Amo la natura e le esplorazioni, in questo modo posso unire la ricerca e la scoperta degli spazi con il tema della rigenerazione e più in generale, del riutilizzo.”

In città esistono vari spazi che, nonostante sotto i nostri occhi, occupano un ruolo marginale nella nostra quotidianità. Questi luoghi “dimenticati” potrebbero diventare laboratori di cittadinanza, per sensibilizzare alle tematiche della rigenerazione. La rinata memoria collettiva legata a questi spazi può essere modellata attraverso una progettazione partecipata e iniziative promosse dalle associazioni presenti sul territorio, trasformando queste aree in nuovi poli culturali urbani, che forniscano lo sfondo ideale per intrecciare relazioni e collaborazioni fra diversi attori del panorama cittadino.
ln un contesto dalla forte e radicata identità come Parma, diventa importante conoscere e diffondere il tema della rigenerazione, attraverso cui ogni spazio viene riletto come una risorsa a disposizione della città e del cittadino. Mettere il cittadino come protagonista attivo nel processo di riappropriazione di luoghi, coinvolgendolo dalla fase di mappatura, alleggerirà la gestione delle costruzioni e degli spazi esistenti, eliminando le “lacerazioni” all’interno del tessuto urbano. Sperimentare la rigenerazione, nel senso fisico di riutilizzo di spazi, permette di restituire al territorio non solo luoghi fruibili, ma anche di gettare le basi di una cultura urbana di più ampie vedute.
A questo proposito, vediamo la conclusione di questa “palestra” cittadina nell’individuazione di un luogo in cui riconoscerci e portare avanti il processo di aggregazione avviato nel primo anno.

Il progetto promuove il tema della rigenerazione sia in ambito urbano, sia sociale: si passa dalla fase di ricerca di spazi ed edifici inutilizzati a quella di divulgazione del tema e delle idee di ripristino dei luoghi trovati, sempre partendo dalle idee della cittadinanza e delle realtà che saranno coinvolte nel progetto. Il coinvolgimento diretto permette ai cittadini di scegliere gli spazi che hanno più a cuore e che vogliono ricominciare a vedere attivi: attraverso questo processo gli spazi vengono riscoperti e reinterpretati con gli occhi degli abitanti e i progetti su di essi risulteranno in armonia con la volontà della città, intesa come insieme di persone unite e non di muri e divisioni. I nuovi spazi ed edifici saranno quindi sinonimo di unione e coincideranno con i bisogni reali dei fruitori.
Alla fine del percorso, ci piacerebbe identificarci in un luogo che sia spazio di espressione, creatività e collaborazione: una “posto” da sistemare (anche tramite crowd-founding) inseguendo il tema della rigenerazione. In questo modo è possibile portare avanti e far conoscere più a fondo questo tema vario e sfaccettato, con una visione più ampia del riutilizzo, avendo a disposizione un’area dedicata a future attività a tema. La rigenerazione conclusiva di un luogo potrebbe essere il punto d’inizio per un nuovo percorso, per lasciare un’impronta tangibile sul territorio, uno spazio dove si concretizzi l’occasione di creare una rete di persone, realtà ed associazioni in collaborazione tra loro.