La nostra idea progettuale si propone di guardare il mondo attraverso gli occhi di un bambino, con gioia, speranza, solidarietà e senza preconcetti di razza o di tempo. Il progetto “la casa dei 100 passi”, nel territorio di Sorbolo, dovrà essere la casa della comunità. Uno spazio aperto che, come un arcobaleno, mescolerà i mille colori dell’esistenza e ci aiuterà ad affrontare meglio le nostre storie, i sogni, le speranze. Si partirà dal bisogno individuale per arrivare alla soddisfazione di un’esigenza collettiva, emancipazione dai preconcetti e voglia di cambiamento, un cammino di solidarietà come contrasto ad una società individualista. Uno spazio in cui progettare attività ricreative, educative e di integrazione per individui di ogni provenienza sociale, età o cultura. Nella “Casa” che sarà, gli educatori (che qui chiameremo conduttori o facilitatori) saranno strumento affinchè antichi mestieri, ritmi, culture possano incontrare altre culture, nuovi lavori, i bambini e le loro famiglie, lievito per una crescita che coinvolgerà e accompagnerà chiunque voglia farne parte. Creeremo un Net-Work o rete di lavoro, idee e comunicazione che non sarà solo virtuale, ma dovrà essere concreto e tangibile. “La Casa” sarà nodo di connessione tra le istituzioni, le realtà educative e le persone, la cassa di risonanza dei bisogni, dei desideri, delle idee che ogni volta affioreranno, traendo sempre ispirazione da metodologie come la peer education, il learning by doing e l’educazione permanente. Ridare all’organizzazione del tempo e alle relazioni sociali il giusto valore è il nostro pensiero “in grande”, per un grande cambiamento bisogna partire da un piccolo apprendimento trasformativo…noi vorremmo compiere i primi 100 passi!

Alice F. De Santanna: 31 anni, mamma, residente a Sorbolo (PR). Laureanda alla magistrale di Coordinamento e Progettazione dei servizi educativi, Unipr. Ho studiato teatro di strada maturando esperienze ludico/educative e multiculturali.
Libera P. Simone: 28 anni, mamma, residente a Sorbolo (PR). Diploma in tecnico dei servizi sociali, 2009. Esperienze ludico-ricreative. Attualmente lavora come animatrice allo “Smaland” di Ikea.
Marianna Lambruschi: 20 anni, tata, residente a Collecchio (PR). Studentessa II anno Scienze dell’educazione, Unipr. Esperienze in campo ludico/educativo.
Maria Frazzini: 72 anni, nonna, residente a Sorbolo (PR). Laureata in Pedagogia, Unipr. Ex insegnante di lettere (S. media inferiore).
Abbiamo scelto di partecipare a ThinkBig perché crediamo sia la giusta occasione per rinnovare le connessioni della società, renderle più fluide attraverso idee “fresche”, sostenendo la sperimentazione. Crediamo sia arrivato il momento di fare!

Crediamo sia importante riscoprire il piacere della lentezza nel rapportarsi con il mondo in un’epoca in cui vi è grande frenesia nelle relazioni. Crediamo che i nostri figli debbano crescere preservando i doni con cui nascono e che si debba lavorare per non sottolineare le differenze di ognuno ma per valorizzarle. La nostra idea nasce dalla semplicità delle relazioni, dalla magia dell’incontro e dalla voglia di ritrovare queste occasioni.
Creare relazioni crea comunità.
Sentiamo il bisogno di avere un luogo dove le famiglie possono affidare i loro bambini in modo flessibile e “diverso” dai servizi tradizionali; contrastare marginalità e solitudine; rivalorizzare il tempo e il piacere della lentezza nelle relazioni e nella cura del sè.
L’obiettivo è quindi creare un luogo in cui si faccia educazione in maniera “innovativa” attraverso lo sviluppo di relazioni intergenerazionali e inclusive e in cui si sostenga la conciliazione famiglia-lavoro; sviluppare attività che contrastino e prevengano la marginalità e la solitudine e potenzino le Life skills; sviluppare attività che favoriscano il recupero del piacere della lentezza e della cura del sé.
I destinatari del progetto sono tutte le generazioni da 0 a 100, famiglie autoctone o straniere, abili e disabili. Che coinvolgeremo attraverso la collaborazione con i nostri partner e attraverso attività di promozione del servizio e delle iniziative.

I fattori di innovazione sono:

  • Educazione permanente in un luogo strutturato in connessione con la comunità locale, dove imparare ed educare sono mescolati, scevri dal tempo e dagli schemi rigidi legati all’età;
  • Qualità del tempo, vissuto come risorsa e espresso come valore cre-attivo;
  • Concezione di welfare dove il cittadino è attore-fruitore di servizi fin dalla loro progettazione;
  • Creazione di un “Net-work”, una rete di lavoro connessa con il territorio e le sue realtà, immersa in questa società multietnica, multiculturale, multitasking, dove i servizi si svilupperanno al pari della velocità dei cambiamenti.

I risultati attesi sono:

  • Ci aspettiamo che questa proposta, venga utilizzata/apprezzata dai potenziali fruitori;
  • Che ciò provochi un turbine di esperienze-lavoro che porti alla comprensione dell’oggi e delle sue problematiche;
  • Che sia strumento di tutti e tramite tutti si trasformi in ciò che essi vorranno basandosi su concetti di educazione contrari ai pregiudizi e ai razzismi di ogni genere.
  • Che, alla fine, questo serva a donarci una tranquillità di fondo che spesso a tutti noi viene negata.

L’impatto sulla comunità:

  • Rispondere a una domanda sempre più crescente di ridefinizione di educazione, gestione del tempo, assistenza, abbisogna di risposte che siano nello stesso tempo creative e razionali, veloci e programmate. La strada da percorrere sarà lunga e complessa ma abbiamo fiducia nel nostro territorio, nella sua gente, in chi ci rappresenta. Insieme, passo dopo passo, potremmo creare legami di fiducia e scambio con il territorio. Nel lungo periodo crediamo che questo progetto possa diventare un vero e proprio centro atto allo sviluppo di educazione intergenerazionale e inclusione sociale. Supporto ai servizi nel complesso lavoro che l’attende nella gestione dei flussi migratori, delle problematiche sociali inerenti, nel contrasto all’isolamento, all’ignoranza e alla violenza.