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Panes - Mixing Cultures

Ha vinto ThinkBig perché

Fare il pane come metafora positiva di una quotidianità che rinasce, in cui la ricerca di relazione,  di creatività e di sostenibilità siano ancor più vivi. Un mezzo attrezzato con tutto ciò che serve per allestire lezioni di panificazione girerà per la città con l’idea di contribuire a rivitalizzare i quartieri promuovendo occasioni di socialità, scambio e integrazione. L’energia della cultura alimentare del territorio come strumento di crescita educativa e di incontro con l’altro.

Come si erano presentati a TB2

Cosa facciamo?

Abbiamo pensato ad un mezzo mobile come strumento per portare la cultura del pane nei quartieri della città. Vi spieghiamo perché. “L’Italia come rete di città” è tra le più complete descrizioni di ciò che sia il territorio della nostra Penisola. I borghi sono l’autentica espressione del paesaggio italiano. Ma questi borghi, luogo di vita economica, sociale, culturale, sono da sempre interconnessi con la campagna che li circonda. In questa relazione tra città e campagna si trova il filo conduttore del concetto di Made in Italy. Oggi l’uomo di città ignora o disconosce l’importanza e la funzione dell’agricoltura. Per questo crediamo che il luogo ideale in cui parlare di centralità del cibo, di alimentazione, cultura gastronomica, ma anche ruralità, ambiente, ecologia e paesaggio agrario debba essere proprio la città. Riguardo a questi temi Parma ha grandi potenzialità. Il cibo qui è al centro, ma in parte ancora troppo lontano dalla sua campagna. Abbiamo pensato ad un laboratorio culturale in cui l’incontro tra sapere e saper fare possa essere elemento di ricongiungimento tra l’alto e il basso, il noi e l’altro, il passato e il futuro. Il ponte culturale sarà il pane: simbolo dell’identità alimentare italiana, emblema della condivisione, della socialità, dell’integrazione. Grande custode di tradizioni, conoscenze, miti e leggende. Perfetto esempio di fusione tra sapere e saper fare. Il gesto dell’impasto è parte dell’identità italiana in cucina. Allo stesso tempo però acqua e farina raccontano il lavoro dei campi, di chi sta a monte della filiera, parlano di ambiente, di sostenibilità, di rispetto per l’ecososistema. Un gesto che può diventare esperienza per tutti. Soprattutto per chi ricerca in quella gestualità una nuova opportunità, una nuova possibilità di crescita o anche solo una diversa occasione per meditare sul senso della vita. Un centro culturale per amatori: chi ama ciò che fa e crede che mettere le mani in pasta, anche solo per un giorno, possa essere una piccola forma di rivoluzione.

Chi siamo?

Condividiamo l’attenzione ai temi del sociale e della valorizzazione del territorio. Parma è il luogo del nostro incontro. Il progetto nasce da vocazioni intime e si pone obiettivi di crescita collettiva. Ci presentiamo. Silvia Macchi (Gallarate, 1986): laureata in Scienze del turismo all’Università Bicocca. Lavoro a Parma e mi occupo di hotellerie ed organizzazione di eventi. Fabio Amadei (Brunico, 1988): mi sono laureato a Parma in Scienze gastronomiche. Oggi sono docente in Alma a Colorno. Anna Biazzi (Parma, 1988): laureata in Lingue a Parma e in Antropologia a Parigi, dove ho vissuto alcuni anni. Vivo a Reggio nell’Emilia e mi occupo di redazione e comunicazione. Eldin Vunic (Jajce, 1987): mi sono trasferito a Parma con la mia famiglia e poi diplomato in ragioneria. Lavoro in ambito amministrativo. Luca Giannasi (Parma, 1993): laureato in Scienze dell’educazione. Come educatore mi occupo in particolare di integrazione degli alunni disabili.

Contatti: Silvia Macchi macchi.silvia@gmail.com

Perchè lo facciamo?

Il consumo pro capite di pane nel nostro Paese si attesta attorno a valori molto inferiori rispetto alla media europea. Eppure i giorni di pandemia lasciati da poco alle spalle ci raccontano l’esatto contrario. Mai come in questo periodo l’amore per il pane ha trovato il proprio spazio nelle nostre case. Oltre ad essere letta come scelta salutare ed economica, preparare il pane si è confermato come momento di intimità, di coesione, di socialità. Vorremmo che questa forza legante dell’impasto possa essere condivisa e diventi strumento di relazione e di scambio. Crediamo in un pane per tutti: non un’onda da cavalcare ma un pilastro da strutturare, organizzare, diffondere. Crediamo nel valore del panificio artigianale, per questo noi non venderemo il pane. Lo lasceremo fare agli artigiani della nostra città. Crediamo però nel bisogno di conoscenza che trasforma il consumatore in utilizzatore pensante. Il nostro scopo sarà quello di sfamare la sua voglia di approfondimento. E attorno al pane, in questo senso, si dipartono infinite strade culturali ed esperienziali da poter percorrere. Il pane può essere un punto di partenza nell’esplorazione del sapere e del saper fare oltre che un legante nella conoscenza dell’altro. Vorremmo dare vita a un luogo in cui i temi della cultura alimentare sviluppati attorno ai meccanismi dell’inclusione e della collaborazione sappiano intercettare le esigenze di chi vive nel quartiere e nei luoghi limitrofi della città.

Cosa ci aspettiamo?

Nei prossimi mesi saremo tutti chiamati a rigenerare legami, a ritrovare la spontaneità dello stare insieme e la fiducia nel conoscere l’altro. Il pane può ancora una volta essere ponte di socialità. Abbiamo pensato ad una casa del pane in Oltretorrente. Qui hanno preso vita importanti progetti legati alla sana e corretta alimentazione (sana per noi e per il Pianeta). È il quartiere del mercato contadino, di Oltrefood, dell’ormai storico Forno Ducale e del frizzante forno Alvè (per citarne solo alcuni). Il luogo ideale in cui il nostro contributo possa generare positività per i gruppi e le comunità esistenti, oltre che contribuire attivamente al cambiamento già in atto. Vorremmo partecipare con la nostra realtà all’inserimento di questa fetta importante del centro storico cittadino in rotte del turismo gastronomico non ancora del tutto qui sviluppate. Pensiamo all’immagine di un fuoco culturale che possa scaldare e animare l’Oltretorrente. Pensiamo ad un ambiente dinamico in cui il processo di conoscenza sia prima di tutto un meccanismo di relazione reciproca, di solidarietà e di svago. Un luogo in cui la crescita personale si sviluppi nella condivisione dell’errore e nella pratica lenta del comprendere come superare l’ostacolo. Per fare questo organizzeremo serate a tema ed eventi che promuovano il senso di comunità e di condivisione in un’ottica di multiculturalità e di scambio generazionale (giovani-anziani, figli-genitori, nipoti-nonni). Crediamo nell’importanza del lavorare tutti a stretto contatto per guidare processi che favoriscano la crescita del potenziale agricolo nelle nostre campagne. Vorremmo partecipare a percorsi di studio, ricerca e collaborazione con altre realtà del territorio al fine di promuovere progetti agroecologici di costruzione di filiere sostenibili, di lotta attiva al problema urgente dello spreco alimentare e di condivisione delle buone pratiche agricole incentivando la ricostruzione di una solida relazione tra città e campagna.

Quanto ci serve da ThinkBig? EUR 49.000,00

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